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Profit Farm, la piattaforma di lending crowdfunding dedicata all’acquisto di crediti scaduti verso la PA

Il lending crowdfunding di Profit Farm smobilizza gli NPL relativi soprattutto a crediti verso la PA. Dal lancio nel 2021 ha raccolto 7 milioni

 

 

Rendere il mercato dei crediti non ancora riscossi (Npl), di solito riservato ai soli investitori istituzionali, accessibile anche ai privati, offrendo al contempo un approccio professionale nella selezione e gestione delle operazioni.

E’ questo l’obiettivo di Profit Farm, piattaforma di lending crowdfunding lanciata nel 2021, che permette a tutti, piccoli e grandi risparmiatori, di finanziare operazioni di acquisto e incasso di crediti certi, liquidi ed esigibili verso la Pubblica Amministrazione e altri soggetti pubblici o privati egualmente solvibili.

Come funziona Profit Farm

Sulla piattaforma vengono pubblicate solo le operazioni di credito che devono essere saldate a breve termine, essendosi, ad esempio, già chiuso il relativo iter giudiziario con una sentenza inoppugnabile a favore del creditore. Oppure dovendosi semplicemente attendere le tempistiche di ripartizione delle somme già presenti sui conti delle procedure (c.d. “cash in court” – letteralmente “soldi in tribunale”).

Inoltre, la normativa in tema di ritardati pagamenti nelle transazioni commerciali, in attuazione di una direttiva comunitaria, impone a tutti i debitori, inclusa la PA, di corrispondere al creditore, oltre all’importo dovuto in linea capitale, anche gli interessi moratori annui, pari al tasso BCE oltre ad uno spread di 8 punti percentuali.

Un’azienda che abbia un credito “blindato” nei confronti di una Pubblica Amministrazione, oppure nei confronti di un soggetto pubblico o privato egualmente solvibile, e che abbia esaurito positivamente l’intero iter legale di accertamento del credito stesso, può dunque proporre la propria operazione su Profit Farm.

Naturalmente,  prima di approvarne la pubblicazione in piattaforma, gli analisti di Profit Farm procedono ad una rigorosa analisi preventiva.

Chi è Profit Farm

L’idea di creare Profit Farm è venuta all’Avv. Cristiano Augusto Tofani, quando il top manager di uno dei principali portafogli Npl in Italia gli aveva illustrato le prospettive del mercato del crowdfunding.

Da quel momento ho intuito che era possibile trasformare un mercato, quello dello smobilizzo anticipato dei crediti, sino a quel momento appannaggio esclusivo di fondi, in qualcosa di accessibile anche per le masse, sia per sottostante che per struttura – ha dichiarato il fondatore a BeBeez.it – Insieme agli altri co-fondatori, abbiamo lavorato un anno all’idea e poi creato una squadra per realizzarla con successo”.

Ad oggi Profit Farm ha finanziato 38 operazioni per una raccolta totale di 7 milioni, di cui 18 rimborsate per 2,4 milioni. La progressione della raccolta conferma l’apprezzamento degli investitori: 700 mila euro nel 2021, 2,8 milioni nel 2022 e 3,5 milioni nei primi 6 mesi del 2023.

Nelle operazioni in vetrina su Profit Farm, il credito è segregato in una società veicolo, le cui quote sono detenute /date in pegno alla Compagnia Fiduciaria Lombarda spa (fiduciaria iscritta sia al MISE che nell’elenco speciale ex art 106 TUB e vigilata da Banca d’Italia), che assume l’obbligo irrevocabile di restituire il credito ai finanziatori. “Non è dunque possibile che il proponente scappi con la cassa”, ha precisa l’Avv. Tofani a BeBeez.it.

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Mamacrowd raccoglie oltre 14 milioni nel primo semestre 2023 (+54%) ed entra in Elite

Nel primo semestre la piattaforma di equity crowdfunding Mamacrowd segna +54% e le prime exit nell’immobiliare.  E annuncia l’ingresso in Elite

 

Mamacrowd, la prima piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding, ha raccolto nel primo semestre del 2023 oltre 14 milioni (+54% rispetto allo stesso semestre del 2022) da oltre 2.300 investitori e segnato le prime due exit immobiliari con G311 e Milano 1040.

Entrambe le società hanno, infatti, portato a termine i progetti vendendo tutti gli appartamenti e sono state messe in liquidazione consentendo così agli investitori il rimborso del capitale e i rendimenti prospettati.

Come primario operatore, nonostante il settore a livello nazionale stia registrando una flessione, siamo soddisfatti di questo avvio di anno che conferma la continua crescita di Mamacrowd su più fronti: non solo il numero degli investitori e quindi gli investimenti sono in aumento, ma anche il segmento immobiliare, lanciato da poco, si sta affermando tra gli asset più interessanti per la nostra community.” ha spiegato Dario Giudici, Ceo di Mamacrowd.

L’ingresso in Elite

Inoltre, Mamacrowd, ha annunciato una partnership con Elite, l’ecosistema lanciato da Borsa Italiana e parte del Gruppo Euronext. Questa collaborazione, che vede Mamacrowd come prima piattaforma di equity crowdfunding a far parte di questo network, ha l’obiettivo di dare una più rapida risposta alle società ELITE che hanno interesse ad approfondire lo strumento dell’equity crowdfunding per finanziare i propri piani di sviluppo.

Essere parte dell’ecosistema di ELITE, inoltre, significa avere accesso a risorse e opportunità di networking che possono accelerare la crescita e il successo delle imprese. Ciò consente anche agli utenti attivi su Mamacrowd di investire nell’economia reale, sapendo che le aziende ELITE di cui diventeranno soci sono supportate in maniera completa e professionale da istituzioni bancarie, società di advisory, studi legali e società di comunicazione finanziaria partner di ELITE al fine di fornire un servizio sempre più completo alle startup e PMI.

Sostegno all’imprenditoria femminile

Sempre a sostegno delle imprese, Mamacrowd lancia una “call for women” che punta a valorizzare l’imprenditoria femminile grazie a uno sconto del 50% sulla fee per tutte le aziende che abbiano almeno il 70% di fondatrici e/o socie donne e che desiderino candidarsi sulla piattaforma entro il 31 dicembre 2023.

Questa operazione, che ha un valore di oltre 100.000 euro, si inquadra in una più ampia politica di genere che la Società stessa sta implementando e che, ad oggi, ha portato ad avere circa il 37% di donne in azienda di cui il 30% in ruoli manageriali.

Chi è MAMACROWD

Gestita da SiamoSoci Srl società del Gruppo Azimut, MAMACROWD è la principale piattaforma di equity crowdfunding italiana per capitale raccolto. Azimut aveva aumentato la propria partecipazione, detenuta dal 2013, al 51% a fine 2021.

La piattaforma permette di diventare soci, con un processo semplice, completamente online e vigilato Consob, di startup preselezionate dal network di incubatori, promettenti società che già fatturano con business validati dal mercato.

Gli investitori possono diversificare l’investimento creando un portafoglio di startup innovative e diventare soci di aziende operanti nei settori innovativi più in crescita dell’economia italiana.

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Osservatorio Crowdinvesting: battuta d’arresto per il crowdinvesting, in lieve calo, ma continua il boom nel real estate

Presentato l’ottavo Rapporto sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano che cala (-1%) per la prima volta. Su crowdfunding immobiliare e lending per le PMI, giù equity e minibond

 

 

Battuta d’arresto per l’industria del crowdinvesting in Italia, che negli ultimi 12 mesi, per la prima volta, ha visto una lieve contrazione del mercato, con 343,79 milioni di euro raccolti (-1%).

Il valore cumulato storico è comunque salito, dal 2014, a 1,21 miliardi di euro, se si escludono le piattaforme che raccolgono esclusivamente o prevalentemente non da internet, confermando il crowdinvesting come un’alternativa interessante sia per gli investitori che per le imprese che devono finanziarsi.

Sono alcune evidenze contenute nell’ottavo Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano, presentato ieri mattina, che ha analizzato gli ultimi 12 mesi fino alla data del 30 giugno.

Lo stato delle richieste di autorizzazione europea

Prima della presentazione dei dati a cura del Prof Giancarlo Giudici, sono intervenuti Ronald Kleverlaan (CrowdfundingHub), Emma Iannaccone (Consob), e Alessandro Lerro (Assofintech) che hanno ragguagliato sullo stato delle autorizzazioni ai sensi del nuovo Regolamento in Italia e in Europa.

In particolare, Ronald Kleverlaan ha rivelato che 47 piattaforme in Europa hanno ottenuto l’autorizzazione di 12 in Olanda, 10 in Francia e 9 in Spagna. Spicca invece l’assenza di due grandi paesi come Italia e Germania.

In Italia, la possibilità di depositare la domanda di autorizzazione è aperta da circa un mese ed Emma Iannaccone di Consob ha riferito che ad oggi le domande depositate sono 25, aggiungendo che, secondo anche un confronto con le autorità di altri Paesi, i tempi di approvazione sono di circa sei mesi.

L’avvocato Alessandro Lerro ha sottolineato come esistano ad oggi grandi differenze tra le autorità dei diversi paesi sul rilascio delle autorizzazioni. Per esempio, alcune piattaforma in Spagna e in Olanda sono state autorizzate quando ancora gli RTS (i regolamenti attuativi di ESMA) erano solo in bozza e, dunque, non siano pienamente conformi alle norme effettive.

In effetti, anche da una nostra ricerca diretta, sembra che, per esempio, la maggior parte delle piattaforma europee autorizzate non imponga ai proponenti il prospetto informativo (KIIS) come da regolamento.

Lerro, quindi, auspica una maggiore armonizzazione tra le diverse autorità in modo da non generare squilibri competitivi nel mercato. E, inoltre, auspica anche che l’autorità italiana, in particolare Banca D’Italia, tenga conto della dimensione relativamente piccola dei gestori di piattaforme, le quali non si può pretendere si dotino delle strutture organizzativi e di controllo tipiche di intermediari finanziari di grandi dimensioni.

Il rapporto sul Crowdinvesting

La raccolta annuale tramite equity crowdfunding ha raggiunto 86,64 milioni di euro (-11%) per i progetti non immobiliari e 56,42 milioni (+28%) per quelli immobiliari; in netta diminuzione i minibond collocati sui portali, pari a 20,82 milioni di euro; i portali di lending hanno contribuito con 24,76 milioni prestati a persone fisiche e 155,15 a imprese, di cui 39,36 tramite portali generalisti e altri 115,79 (+39%) tramite portali specializzati nell’immobiliare, in crescita.

Infine, un’analisi specifica ha riguardato 358 campagne equity che hanno fornito dati ESG ai potenziali investitori allineati allo standard GRI, soprattutto su emissioni di gas serra, valutazione ambientale dei fornitori, gestione di rifiuti e sprechi, consumo di energia, impatto sulle comunità locali.

Siamo a un punto di svolta nel panorama dell’industria nazionale dell’equity e lending crowdfunding – commenta Giancarlo Giudici, Direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting -. Il primo motivo è che siamo ormai alla vigilia della piena entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo ECSP. Il secondo motivo è che per la prima volta registriamo un segno negativo, seppure modesto (-1%) nella raccolta annuale dell’industria. Soffrono l’equity crowdfunding dei portali non immobiliari e i collocamenti di minibond, soprattutto nel primo semestre 2023. Invece, hanno contribuito a sostenere il mercato i progetti immobiliari, in particolare nel mondo lending”.

L’equity crowdfunding

Al 30 giugno 2023 risultavano autorizzati da Consob 48 portali per la raccolta di capitali online, 3 in meno rispetto all’anno scorso. Negli ultimi 12 mesi sono state concluse 23 campagne di collocamento di minibond su 2 portali, per un totale di 20,82 milioni di euro (-45%), mentre le campagne di raccolta di capitale di rischio sono state nello stesso periodo 207, in leggero calo rispetto al passato. Il tasso di successo tendenziale continua a mantenersi elevato, attorno al 90%. La raccolta di capitale di rischio cumulata nel tempo si attesta a 571,68 milioni di euro e negli ultimi 12 mesi il flusso è stato pari a 143,06 milioni, di cui 57,63 nel primo semestre 2023.

Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari negli ultimi 6 mesi è 180.126 euro, per quelli immobiliari è 1.776.630 euro. Mediamente per i progetti non immobiliari viene offerto in cambio il 5,91% del capitale e si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia): nelle campagne immobiliari prevale l’offerta di quote non votanti.

Fra le emittenti, le PMI continuano a guadagnare spazio, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (50% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle PMI innovative). La grande maggioranza, come da anni a questa parte, opera in Lombardia (475 imprese, 41,2% del totale), poi Emilia Romagna (115, 10,3%) e Lazio (102, 9,2%), ed è attiva nel settore dei servizi di informazione e comunicazione. Nel Mezzogiorno è sempre in testa la Campania (36, 3,2%) mentre se si considerano solo le new entry degli ultimi 12 mesi al terzo posto dopo Lombardia ed Emilia Romagna troviamo il Veneto.

La piattaforma che ha finalizzato e raccolto più capitale è ancora Mamacrowd (130,65 milioni di euro effettivi al 30 giugno 2023, 45,87 milioni nell’ultimo anno), seguita da Walliance (105,04 milioni, di cui 36,61 negli ultimi 12 mesi). Quella che ha pubblicato più campagne invece è CrowdFundMe, 227.

L’importo medio investito dai sottoscrittori mostra negli ultimi mesi un andamento tendenziale in crescita rispetto il passato ma peggiora il gender gap tra gli investitori, che solo nel 14% dei casi sono donne.

Dopo la campagna di raccolta, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato e solo una piccola  minoranza riesce a superare i target rispetto ai ricavi previsti nel business plan iniziale.

Negli ultimi 12 mesi si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, quotazioni in Borsa o acquisizioni, ma anche nuovi write-off, oltre a diversi round successivi di raccolta. Su questa base, all’1 luglio 2023 l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio Crowdinvesting ha calcolato un apprezzamento medio complessivo teorico del valore di portafoglio investito pari a +15,25% (+77,5% nella versione non-diluita).

Il lending crowdfunding

Per quanto riguarda il lending, al 30 giugno 2023 risultavano attive in Italia 4 piattaforme destinate a finanziare persone fisiche (consumer, 2 in meno rispetto allo scorso anno), 10 dedicate alle imprese (business, nessuna new entry) e 17 specializzate nel real estate, cioè 31 in totale.

La raccolta negli ultimi 12 mesi è stata pari a 24,76 milioni di euro per le piattaforme consumer, con un totale cumulato nel tempo di 213,58 milioni: con l’uscita di scena di Smartika e l’acquisizione di Soisy, il podio è stato conquistato da Prestiamoci, con una raccolta annuale di 24 milioni di euro.

Le piattaforme generaliste nel comparto business aggiungono all’attivo 39,36 milioni di euro, raggiungendo un cumulato di 69,38 milioni. Leader di mercato negli ultimi 12 mesi sono Re-Lender, Ener2Crowd ed Evenfi. Il tasso di interesse medio annuale offerto è salito nel primo semestre 2023 all’8,56% contro il 7,71 del 2022.

Le piattaforme immobiliari registrano una raccolta annuale di 115,79 milioni di euro, salendo a 267,6 milioni: la prima è Recrowd (57,3 milioni nell’ultimo anno, 86,7 in totale), poi Rendimento Etico (20,5, 75,3 in tutto).

Il real estate crowdfunding

Come previsto dall’Osservatorio, l’industria del real estate crowdfunding ha continuato ad essere particolarmente vivace in Italia. Tipicamente si tratta di progetti di breve-medio termine che mirano alla riqualificazione, o alla realizzazione ex novo, di proprietà immobiliari, con successiva cessione.

Il crowdfunding ha un importante ruolo di boost nel finanziamento iniziale grazie alla rapidità di raccolta e all’assenza di garanzie reali.

I progetti finanziati nell’ultimo anno in questo comparto hanno raccolto ben 178,67 milioni di euro, circa il 40% in più rispetto al periodo precedente. Il rendimento medio annuale offerto è salito nel primo semestre 2023 al 13,72% per le offerte equity ed è invece leggermente calato (9,69%) per quelle lending.

La tavola rotonda degli operatori

A conclusione dell’evento, il nostro AD Fabio Allegreni ha moderato un panel di operatori del settore che ha visto la partecipazione di Giacomo Bertoldi (Walliance), Gianluca De Simone (Recrowd), Leonardo Frigiolini (Fundera), Lucijana Lozancic (Rendimento Etico), Paolo Alberico Laddomada (Talents Venture), Roberto Macina (Profit Farm), Danilo Maiocchi (Innexta), Benedetto Pirro (Crowdfundme), Fabio Polidori (Conformis in Finance), Edoardo Reggiani (Backtowork), Angelo Rindone (Crowdcore).

Qui il video dell’evento >>

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Trusters raggiunge 185 progetti restituiti per 27 milioni con interesse medio su base annua del 9%

La piattaforma di Lending crowdfunding immobiliare Trusters ha restituito 27 milioni agli investitori relativi a prestiti per 24,9 milioni su 185 progetti con interesse medio del 9,06%

 

 

Trusters, controllata di CrowdFundMe e specializzata negli investimenti immobiliari, ha messo a disposizione il nuovo Investor Report. Il documento mira ad analizzare l’andamento dei progetti Real Estate, fornendo una panoramica completa, utile agli investitori.

Le restituzioni puntuali

Complessivamente, in riferimento ai 185 progetti conclusi, sono stati restituiti €27.027.765, di cui €24.956.350, con un interesse medio complessivo del 9,06%.

La piattaforma, dal suo esordio nel 2019, ha raccolto oltre 45 milioni finanziando 286 progetti immobiliari per prestiti con una durata media di 13 mesi.

Dei 185 prestiti restituiti, 152 (82%) hanno rispettato pienamente i termini della scadenza, mentre 32 (17%) hanno superato la data di scadenza. Solo 1 è andato in default.

Il corrispettivo dei prestiti restituiti senza ritardo è stato pari a 20,34 milioni di euro, avevano una durata media di 10 mesi e avevano coinvolto mediamente 134 investitori, ciascuno dei quali aveva investito in medi poco più di 1.000 euro.

L’analisi dei prestiti restituiti in ritardi

Per quanto riguarda i 32 prestiti restituiti con ritardo, il corrispettivo è stato pari a 4,4 milioni di euro e la loro durata media originaria era di 18 mesi, mentre il ritardo medio è stato piuttosto elevato: 7 mesi.

I ritardi si concentrano maggiormente per i prestiti contratti nel 2020 e 2021 (26 su 32) e, infatti, il 42% indica come ragione del ritardo il Covid, mentre il 38% ritardi nei lavori.

La maggioranza dei progetti in corso (77,23%) non prevede ritardi, mentre il 5,94% ha subito ritardi e il 16,83% è in uno stato di extra proroga. Lo stato di extra proroga si riferisce progetti ancora aperti che hanno superato il
periodo di proroga e hanno maturato debiti verso gli investitori di Trusters.

Di queste 17 raccolte 12 sono rappresentate da 3 emittenti che hanno avviato e concluso le campagne tra il 2020 e 2021. Per assistere al meglio i propri nei casi di extra proroga, Trusters si avvale dello studio legale Sciumé
investitori.

Inoltre, dal 2023 sono stati ulteriormente rafforzati i processi di audit e di financial reporting delle Emittenti promotrici delle iniziative, introducendo stringenti modalità di selezione anche per mezzo di Modefinance che fornisce un rating finanziario terzo e indipendente.

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Cresce l’Open Innovation nell’agroalimentare: 8 aziende su 10 collaborano con partner esterni per innovare

Eatable Adventures ha rilasciato il primo report quantitativo sullo stato dell’Open Innovation nel settore agroalimentare, promosso da Verona Agrifood Innovation Hub

 

 

Il settore agroalimentare è da sempre uno dei vanti e delle principali forze motrici dell’economia del Bel Paese, rappresentando oggi il 16,4% del PIL nazionale. Se da una parte le pressioni derivate dall’inflazione e dal cambiamento climatico stanno mettendo a dura prova tutta la filiera, dall’altra parte gli investimenti per innovare il settore sono in costante crescita.

Trend confermato anche a livello globale dove l’Agrifood vede nella nascita di nuovi approcci innovativi, che mettono al centro la collaborazione tra diversi attori della filiera, un motore di crescita. È ciò che emerge dal primo report quantitativo globale sullo stato dell’Open Innovation nel settore agroalimentare, realizzato da Eatable Adventures, tra i principali acceleratori globali in materia Foodtech. L’analisi è stata, inoltre, promossa dal Verona Agrifood Innovation Hub, primo polo di sviluppo dell’ecosistema Agrifoodtech italiano sostenuto da Fondazione Cariverona, UniCredit, Eatable Adventures, Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali), Comune di Verona, Veronafiere, Confindustria Verona e Università di Verona. Il report ha visto protagoniste aziende di medie e grandi dimensioni nelle regioni in cui è presente una maggiore concentrazione di imprese che operano nell’agroalimentare: Europa (49%), America Latina (19%) e Nord America (29%).

Dalle stime di Eatable Adventures, nel settore agrifoodtech, il 90% delle aziende intervistate ha, infatti, compreso a pieno il ruolo strategico dell’Open Innovation, tanto da aver intenzione di investire o collaborare con un partner esterno nei prossimi 3 anni e l’85% lo farà già entro il prossimo anno.

Open Innovation: lo stato dell’arte

Il primo studio quantitativo a livello globale condotto da Eatable Adventures vuole portare una nuova cultura dell’innovazione anche in Italia per consentire alla filiera agroalimentare nazionale di accelerare e mettersi al passo con gli altri paesi. Comprendere la potenza strategica dell’Open Innovation è il primo step: se da una parte le fonti interne restano ancora una risorsa di valore per l’innovazione (89%) dall’altra la collaborazione tra i diversi attori dell’ecosistema è già considerata un forte fattore di crescita. Non è un caso, infatti, che il 78% dichiara di utilizzare fonti esterne per portare innovazione all’interno della propria azienda e questo rappresenta una crescente fiducia nelle reti collaborative.

Indubbio, resta il ruolo guida delle Università e dei Poli Tecnologici (93%) seguito dal co-sviluppo con partner esterni (71%), ma significativo è il crescente ruolo delle startup: tra scouting di nuove realtà innovative virtuose (50%), investimenti diretti in startup (25%) e loro incubazione (17%), si fa strada il crescente interesse per nuove forme di collaborazione tra aziende consolidate e realtà emergenti, all’insegna di un impatto significativo sull’intera catena del valore.

Quali sono le principali aree di innovazione?

Sebbene ancora oggi, 9 aziende su 10 scelgano di concentrare i propri sforzi e investimenti nel miglioramento dei prodotti, l’attenzione si sta spostando sempre più verso le nuove tecnologie (57%) e verso l’efficientamento dei processi (53%). Rilevante anche l’attenzione da parte del 46% delle imprese verso la creazione di modelli di business innovativi.

A decidere in materia di sviluppo resta la Direzione Generale per più della metà delle aziende (78%), la nascita dei dipartimenti specifici per l’innovazione coinvolge, invece, il 57% delle imprese. A pesare su questa percentuale sono le aziende europee, in cui queste divisioni hanno un ruolo sempre più strategico nel processo decisionale.

Il futuro del settore agrifood

Il report sullo stato dell’Open Innovation mostra come le aziende intendano rafforzare la cultura dell’innovazione in futuro, puntando tutto su tre pilastri fondamentali: sostenibilità, tracciabilità e canali di vendita.  Secondo i dati analizzati da Eatable Adventures, oltre il 75% mostra un forte interesse per lo sviluppo di nuovi prodotti a impatto positivo a tutto tondo, requisito oggi imprescindibile per il successo di qualsiasi impresa.

Inoltre, comprendere le nuove esigenze di un consumatore sempre più critico e attento, incide sia sulla tendenza ad essere più trasparenti sull’origine bidirezionale dei prodotti e sull’intera filiera, sia sulla nascita di nuovi canali di vendita, capaci di integrare on e offline in un’ottica omnichannel.

Implementare strategie di Open Innovation nel settore alimentare non solo migliora l’efficienza dell’ecosistema e comporta un minor impatto a livello ambientale, ma aumenta anche la redditività delle imprese, riducendo i costi operativi e sfruttando la crescente domanda globale di alimenti sani e sostenibili” commenta José Luis Cabañero, fondatore e CEO di Eatable Adventures. “Adottare approcci innovativi offre la possibilità alle aziende consolidate di entrare in contatto con realtà emergenti per trasformare le attuali sfide del settore in opportunità, agendo non solo per il benessere del pianeta e degli individui, ma anche a livello aziendale ed economico”.

Italia: le aziende pioniere dell’Open Innovation

Innovazione significa pertanto adattabilità ai tempi mutevoli e alle diverse e nuove sfide da affrontare, che in Italia trovano espressione in realtà d’eccellenza come la stessa Eatable Adventures. Con la sua visione globale in materia agrifoodtech, l’azienda ha riconosciuto le potenzialità della filiera agroalimentare e si pone come pioniera di innovazione nel settore. Le stesse Istituzioni hanno riconosciuto a Eatable Adventures il ruolo di apripista di questo processo e creduto nell’importanza dell’Open Innovation in Italia.

Il report evidenzia come diverse aziende italiane, realtà già consolidate sul mercato agroalimentare, abbiano compreso l’importanza di modelli di sviluppo basati sulle sinergie multi-stakeholder.

È il caso di Amadori, gruppo leader nel settore avicolo e all’avanguardia nei temi di innovazione, che ha dato vita a una Funzione aziendale dedicata e un “Innovation Team”, in cui raccoglie talenti da diverse aree aziendali per promuovere lo sviluppo di nuovi progetti e soluzioni tecnologiche in un’ottica di Open Innovation con realtà esterne. Rilevanti anche il caso del Gruppo Cereal Docks, che ha sviluppato Grey Silo Ventures, il fondo di Venture Capital per investire e supportare startup in Europa e Israele, e il consorzio Italia del Gusto, che ha promosso una Innovation Accademy per i suoi soci con l’obiettivo di stimolare e diffondere la conoscenza sui temi d’innovazione più rilevanti.

Oltre alle aziende del settore alimentare, entità e istituzioni di rilievo sono oggi alla guida dell’Open Innovation, ne sono un esempio progetti come Foodseed, l’acceleratore Foodtech della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital, e promosso da una vasta rete di partner investitori, tra cui Unicredit e Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali), o il Verona Agrifood Innovation Hub, primo polo per l’innovazione agrifood in Italia sostenuto da Fondazione Cariverona.

“Il settore agroalimentare italiano sta comprendendo sempre più l’importanza di creare sinergie con nuove realtà emergenti e startup all’avanguardia, sia per dare uno slancio all’economia del paese, sia per accelerare sul fronte dei processi di sviluppo. Questa è una necessità oggi più che mai incombente, anche alla luce delle sfide a cui è sottoposta la filiera” commenta Alberto Barbari, Program Director di Eatable Adventures.

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I “Miniversi” di GAV Projects raccolgono oltre 200 mila euro in 24 ore dal lancio del round di equity crowdfunding

La campagna di equity crowdfunding lanciata su Mamacrowd da GAV Projects, PMI specializzata in realtà immersiva e metaverso, ha raccolto 200k in poche ore

Antonio Monaco fondatore di GAV Projects

A poche ore dall’apertura, la campagna di equity crowdfunding di GAV Projects, PMI specializzata in realtà immersiva e metaverso, ha già raccolto oltre 300 mila euro di investimenti.

Il round, presentato su Mamacrowd, aveva un obiettivo minimo di 200 mila euro, raggiunto in poche ore dal lancio, per una valutazione pre-money di 1,5 milioni (qui la nostra scheda su Crowd Monitor). Ed ora punta all’obiettivo massimo di 500 mila euro.

I fondi raccolti serviranno per lo sviluppo della piattaforma e per implementare tutte le attività necessarie per un lancio efficace del servizio.

Una nuova concezione di Metaverso: il “Miniverso”

lo scorso anno GAV Projects ha introdotto i Miniversi, siti web immersivi che combinano i punti di forza dei siti web tradizionali con i punti di forza del metaverso.

Ora, GAV lancia l’idea di Miniverz, una piattaforma no-code che permetterà a chiunque di generare il proprio miniverso e trasformare il proprio sito web, blog o eCommerce in un ambiente coinvolgente ed immersivo.

Il miniverso è l’evoluzione del classico sito web: uno spazio digitale immersivo utilizzabile attraverso un avatar personalizzabile e fruibile tramite visore, pc o mobile.

L’effetto economico del metaverso in Italia potrebbe toccare tra i 28 e 52 miliardi di euro entro il 2035. Queste cifre sono state diffuse da Meta con la ricerca commissionata a Deloitte, intitolata “Il metaverso e le possibilità per l’Unione Europea”.

Proprio di queste settimane è poi la notizia della presentazione di Vision Pro, il primo visore di realtà mista di Apple, segno che si crede sempre di più in queste tecnologie.

Chi è GAV Projects

Fondata da Antonio Monaco e incubata da 012 Factory, GAV Projects nel 2022 ha raggiunto un fatturato di 278mila euro raddoppiando il numero dei componenti del proprio team.

Sta sviluppando miniversi personalizzati per Toilet Paper, il metaverso arte-centrico di Maurizio Cattelan e sta contribuendo a portare l’innovazione nelle corporate, occupandosi della creazione di un miniverso in collaborazione con EY.

L’innovazione per GAV, è anche al servizio della formazione: è stata, infatti, avviata una collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II per la progettazione del primo laboratorio di misurazione avanzata del metaverso. Gli studenti possono esercitarsi da remoto a governare le apparecchiature di laboratorio con la supervisione dei docenti.

Sono incredibilmente entusiasta del fatto che, in appena un giorno dall’avvio della nostra campagna di raccolta fondi, siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo minimo per sviluppare il nostro generatore di metaversi. – afferma Antonio Monaco, CEO e founder. “GAV Projects crede fortemente che le soluzioni immersive siano una svolta. Con Miniverz stiamo aprendo nuove porte verso una dimensione dei siti web totalmente coinvolgente e rivoluzionaria: siamo convinti che il futuro sia intrinsecamente legato all’integrazione dei metaversi nella nostra vita quotidiana, offrendo esperienze straordinarie e opportunità senza precedenti”.

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Pronto il report annuale del Politecnico sul crowdinvesting. La presentazione giovedì 20 Luglio

L’Osservatorio sul Crowdinvesting del Politecnico di Milano ha annunciato la presentazione dell’ottavo report annuale sul Crowdinvesting per il prossimo 20 luglio, anche in streaming

 

 

Il prossimo 20 Luglio, l’Osservatorio sul Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano presenterà per l’ottavo anno il proprio report sul mercato del crowdinvesting in Italia.

L’evento è un’occasione non solo per meglio osservare l’andamento del mercato italiano della finanza complementare in una congiuntura particolarmente avversa, ma anche, se non soprattutto, di approfondire le opportunità e i margini di miglioramento, sia per chi conosce già il mercato, sia per chi ancora ne ha solo sentito parlare.

Oltre che in presenza, presso l’Aula Carassa Dadda (edificio BL28) in via Lambruschini 4 a Milano, l’evento potrà essere seguito in streaming a questo link:

http://www.youtube.com/c/OsservatoriEntrepreneurshipFinanceInnovation

Ecco l’agenda dell’evento:

RELAZIONE DI APERTURA:
CROWDINVESTING ANNO ZERO, TUTTI AL NASTRO DI PARTENZA!

Con la partecipazione di:
Mariakatia Di Staso (Banca d’Italia)*, Emma Iannaccone (Consob)*, Ronald Kleverlaan (CrowdfundingHub), Alessandro Lerro (Assofintech)
*in attesa di conferma

PRESENTAZIONE DEL NUOVO REPORT
Giancarlo Giudici, Direttore scientifico Osservatorio Crowdinvesting.

TAVOLA ROTONDA CON I PROTAGONISTI DEL MERCATO
Con la partecipazione di:
Giacomo Bertoldi (Walliance), Gianluca De Simone (Recrowd), Leonardo Frigiolini (Fundera), Andrea Gilardoni (Rendimento Etico), Paolo Almerico Laddomada (Talents Venture), Roberto Macina (Profit Farm), Danilo Maiocchi (Innexta), Benedetto Pirro (Crodwfundme), Fabio Polidori (Conformis in Finance), Edoardo Reggiani (Backtowork), Angelo Rindone (Crowdcore)
Conduce:
Fabio Allegreni (Edibeez – Crowdfunding Buzz)

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Un report del Politecnico mostra una sostanziale crescita delle società finanziate con equity crowdfunding

Il Cagr delle società finanziate è stato pari al 41% e il valore del NAV è pari 3,81. Emerge da un report del Politecnico su un campione di società che hanno raccolto su Crowdfundme

 

 

CrowdFundMe ha rilasciato un report realizzato in collaborazione con gli studenti del Politecnico di Milano, in cui sono state analizzate le performance post raccolta delle startup e PMI che hanno chiuso round di successo sul portale (dalla fondazione a tutto il 2021).

Lo studio ha definito le dinamiche più significative, dall’andamento del valore degli investimenti alla qualità della selezione da parte del team di scouting.

L’analisi, molto approfondita, sfata una percezione negativa ormai piuttosto diffusa sulle PMI italiane che raccolgono con equity crowdfunding.

Le performance finanziarie

Tra i principali risultati, infatti, emerge che il tasso annuo di crescita composto (Cagr) delle società finanziate è stato pari al 41%. Sia PMI che Startup crescono significativamente negli anni successivi alla campagna, con un leggero vantaggio delle Startup, che presentano un CAGR di +47% contro il +34% delle PMI.

Considerando la redditività, una percentuale molto maggiore di PMI rispetto alle Startup registra un EBITDA positivo già prima della campagna su CrowdFundMe. Simmetricamente, più di metà delle Startup deve ancora raggiungere il punto di pareggio sia a livello di EBITDA sia di Utile.

Invece, sembra che le società non siano accurate nelle loro previsioni di crescita. Lo scostamento tra fatturato atteso da business plan e fatturato reale si assesta infatti su valori mediani di -67% per il primo anno, -85% per il secondo e -91% per il terzo. Questo vale per tutti i settori con l’eccezione di Fintech e E-Commerce, che registrano scostamenti inizialmente positivi, poi negativi ma più contenuti.

La copertura mediatica post campagna

Negli anni successivi alle campagne, le emittenti analizzate hanno ottenuto visibilità su testate giornalistiche di rilievo con un valore medio attorno a 2 articoli.

I due casi di maggior successo si registrano nel settore Food, dove Winelivery e Cesarine hanno collezionato rispettivamente 9 e 8 articoli di rilievo.

Solo 31 aziende del campione non hanno ricevuto menzioni sui giornali, mentre non si registrano differenze sostanziali tra le due tipologie di aziende considerate, PMI Innovative e Startup.

Stato attuale e indice di rivalutazione

Sul campione di 103 società, i due estremi si equivalgono: se 8 società sono in liquidazione, altre 8 sono state oggetto di exit (4 IPO e 4 acquisizioni).

Delle altre 87 società, 36 hanno comunque effettuato un ulteriore round di raccolta di capitali  sia privati sia tramite crowdfunding, con un multiplo di rivalutazione medio pari a 3.3. Tra queste società, tre hanno distribuito dividendi negli anni successivi alla campagna.

Il Politecnico sintetizza questi dati in un “indice di rivalutazione emittenti”. Il  “Net asset value” per chi aveste idealmente investito in tutte le campagne su Crowdfudme è cresciuto mediamente di 3.81 volte: 249 punti (contro i 170 punti della media di mercato)

Il CEO di CrowdFundMe, Tommaso Baldissera Pacchetti, ha commentato: “Ringrazio per il lavoro meticoloso e dettagliato il team (Alessia Salvatori, Antonio Sciacca, Benedetta Tabarelli, Gaia Tiberi, Carlotta Tripodi e Edoardo Votta) e il loro tutor, il prof. Giancarlo Giudici. Complimenti a Benedetto Pirro per il lavoro di selezione portato avanti all’interno di CrowdFundMe, assieme a Luca Sellari Franceschini, Gianluca Brigatti e Marco Iovine“.

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Su Recrowd chiusa con 1,4 milioni la campagna di Palazzo Savonarola, la più grande per un immobile tutelato

La campagna di lending crowdfunding per ridare vita allo storico Palazzo Savonarola a Firenze, ha raccolto 1,4 milioni in 6 giorni sul portale Recrowd

 

 

Palazzo Savonarola, storico palazzo di Firenze eretto su progetto dell’architetto Enrico Guidotti negli anni di Firenze Capitale, rinasce a nuova vita grazie a una campagna di lending crowdfunding sulla piattaforma Recrowd.

Grazie a 375 investitori, il progetto ha raccolto 1,4 milioni in soli sei giorni, con la sottoscrizione di un prestito della durata di 14 mesi per ritorno totale lordo sull’investimento tra il 11,67% e il 16,33%, in funzione dell’entità dell’investimento.

Si è trattato di un finanziamento ponte, il cui rimborso agli investitori non è comunque subordinato alla chiusura dell’intero cantiere e alla vendita di tutti gli appartamenti.

L’entità della raccolta, pur non essendo la più elevata tra quelle conseguite dai progetti presentati su Recrowd, è certamente la più consistente campagna di crowdfunding in Italia per un’operazione di ristrutturazione di un palazzo storico e tutelato.

Il Palazzo Savonarola

Edificato su un lotto di terreno acquistato negli anni di Firenze Capitale dallo stesso architetto Enrico Guidotti che l’aveva progettato, Palazzo Savonarola è stato costruito con struttura in muratura e pietra, ha uno sviluppo in pianta a “L” con il vertice che guarda l’omonima piazza, ed è caratterizzato da un grande piano seminterrato che si sviluppa per tutto il perimetro, oltre a tre livelli fuori terra.

Dopo vari passaggi di proprietà̀, divenne nel 1970 sede scolastica, con conseguenti lavori di adattamento e riconfigurazione degli spazi interni.

Al piano primo dispone di ampi saloni di rappresentanza, usati fino ad alcuni anni fa come aule scolastiche universitarie, biblioteca e una ampia sala attrezzata per conferenze. Originariamente questa sala era usata dalle suore di Never (proprietarie del complesso) come chiesa interna all’istituto.

Sui soffitti si trovano ricchi affreschi a vari soggetti, dipinti da artisti minori toscani dell’ottocento, mentre il corridoio al piano primo è caratterizzato da raffigurazioni “grottesche” nelle volte.

Il progetto

Il progetto prevede un cambio d’uso dell’immobile, per renderlo abitativo, ed il successivo frazionamento in 9 unità abitative, di cui 4 al piano terra, 3 al primo piano e 2 al secondo piano.

Ma il progetto comprende anche il rispetto dei vincoli storici del palazzo che prevede quindi il restauro conservativo dei beni culturali censiti al suo interno ed un frazionamento il meno possibile invasivo, in modo da mantenere inalterati gli affreschi al suo interno e rinverdirne il valore.

Infine, verrà realizzato un terrazzo con vista su Piazza Frà Girolamo Savonarola.

Uno sviluppatore immobiliare con 25 anni di esperienza

Palazzini Corporate S.r.l., società di famiglia fondata da Massimo e Arianna Palazzini, vanta un know-how nel settore edile ed immobiliare di 25 anni, grazie a interventi sviluppati, oltre che in Toscana, in Brasile, Argentina e Croazia.

Vanta inoltre esperienza anche nell’edilizia commerciale con la ristrutturazione e preparazione, come general contractor, dei supermercati a marchio Despar in centro Italia.

La proposizione dell’azienda e l’esperienza maturata si fondano sui nuovi concetti di indipendenza energetica e ottimizzazione dei sistemi di alimentazione, nonché sull’uso di materiali di alta qualità per assicurare prestazioni durevoli, quali sono quelle richieste per la ristrutturazione di un edificio storico come Palazzo Savonarola.

Chi è Recrowd

Recrowd è la maggiore piattaforma di lending crowdfunding immobiliare italiana, che propone progetti immobiliari con un ottimo rapporto rischio/rendimento.

Uno dei vantaggi per gli investitori è la possibilità di partecipare alla raccolta con bassi capitali, si parte infatti da soli 500 euro.

Una volta terminato il progetto, e quindi maturati gli interessi, questi si possono incrementare sfruttando il cosiddetto “interesse composto” (qui per approfondire).

La piattaforma è stata fondata da Gianluca De Simone, Massimo Traversi e Simone Putignano ed è stata lanciata nel 2019. Nell’agosto dello stesso anno Recrowd ha raccolto 418,88 mila euro tramite una piattaforma di equity crowdfunding.

Ad oggi, secondo i dati di Crowdfunding Buzz, ha raccolto dal lancio più di 86 milioni, imponendosi come il maggiore portale di lending crowdfunding immobiliare italiano in termini di raccolta.

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Il crowdinvesting a livello globale ha subito una contrazione ma continua ad avere ottime prospettive di crescita

Secondo il report annuale di P2Pmarketdata, il crowdinvesting (equity e lending crowdfunding) ha subito una contrazione in Europa e Usa, ma continuerà a crescere

 

 

P2Pmarketdata ha rilasciato un report in cui analizza lo stato attuale del mercato del crowdinvesting, incluse statistiche aggiornate e approfondimenti diretti dei leader del settore, in base ai dati del proprio database.

Panoramica dei mercati globali: dove sono le piattaforme di crowdinvesting

Quasi la metà di tutte le piattaforme di crowdinvesting a livello mondiale incluse nel database di P2pmarketdata ha sede in Europa. Le economie europee grandi e mature tendono ad ospitarne la maggior parte, tra cui Regno Unito (94), Italia (66), Francia (63) e Germania (46).

Tuttavia, correggendo per dimensioni del mercato, spiccano gli Stati baltici. L’Estonia ospita il maggior numero di piattaforme pro capite: circa 22 per 1 milione di persone, seguita da Lettonia (4,7) e Lituania (3,9). In confronto, nel Regno Unito ci sono solo 1,5 piattaforme per milione di persone, in Italia – 1,1 e in Germania – 0,6.

Infine, i paesi dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale sembrano essere in ritardo. Alcuni grandi mercati come Polonia, Ungheria e Romania hanno mercati di investimento alternativi quasi inesistenti.

Per volume di investimenti, gli Stati Uniti probabilmente superano ancora l’intero vecchio continente.

Secondo il Cambridge Center for Alternative Finance, gli Stati Uniti sono stati di gran lunga il più grande mercato del mondo nel 2020, avendo finanziato 73,62 miliardi di dollari di volume totale (corrispondenti al 65% della quota di mercato globale).

L’Europa è rimasta molto indietro con 22,6 miliardi di dollari, più della metà dei quali provenienti dal solo Regno Unito (12,6 miliardi di dollari).

Ripartizione settoriale: le molte facce del crowdinvesting

A livello globale, il crowdinvesting offre generalmente opportunità ad alto rischio e alto rendimento.

Guardando ai segmenti di investimento, le piattaforme azionarie (comprese le start-up e equity immobiliare) rappresentano quasi la metà di tutte le piattaforme, mentre il prestito peer-to-peer si attesta a circa un terzo della quota di tutte le piattaforme.

Notevole anche la crescita del segmento “altro”, che include principalmente criptovalute e investimenti da collezione.

Tuttavia, i prodotti di investimento variano a seconda dei mercati. Ad esempio, l’Europa è la culla degli investimenti di debito, mentre gli Stati Uniti guidano il settore delle imprese.

Inoltre, gli Stati Uniti sono molto più inclini a investimenti puramente digitali: quasi un terzo di tutti gli investimenti alternativi va in criptovalute e oggetti da collezione.

Uno sguardo indietro: la crescita del crowdinvesting: dinamiche del mercato europeo in un contesto di rallentamento globale

Il trend e il caso emblematico di Mintos

Nel 2022, i volumi di finanziamento mensili segnalati a P2PmarketData sono diminuiti piuttosto drasticamente nel primo trimestre, trainati al ribasso principalmente dall’invasione dell’Ucraina e dal conseguente calo dei prestiti al consumo nelle piattaforme di prestito ai privati con esposizione ai mercati russo e ucraino.

I volumi di finanziamento nel secondo trimestre e per tutta l’estate sono stati per lo più trascinati al ribasso dal più grande prestatore storico, Mintos. Mintos è passata dal finanziamento di prestiti per un valore di quasi 200 milioni di euro nell’ottobre 2021 a soli 35 milioni di euro nel luglio 2022. Anche i prestiti alle imprese sono entrati nel consueto rallentamento estivo tra luglio e agosto.

La fine dell’anno si è conclusa con una nota ottimistica, con i volumi di raccolta che sono finalmente tornati all’incirca ai livelli della fine del 2021, alimentati sia dal rimbalzo di Mintos che dalla rinnovata attività nel settore delle imprese.

Nel complesso, il 2022 è stato un anno relativamente “lento” per il settore del crowdinvesting rispetto alla sua crescita storica media (anche se estremamente rapida). Tuttavia, date le circostanze e rispetto ad altre asset class, il crowdinvesting  ha funzionato “piuttosto bene” come ha affermato un attore del settore:

La guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse e le pessimistiche previsioni economiche sono state grandi sfide per il settore. Tuttavia, è andata piuttosto bene, e sicuramente meglio di altre asset class come azioni o criptovalute“.

La “bancalizzazione”

Mentre la concorrenza tra le piattaforme di crowdfunding e le istituzioni finanziarie si sta sviluppando sia per i mutuatari che per gli investitori, la cooperazione con le banche è un altro modus operandi a lungo discusso nel settore. Tuttavia, è generalmente valutato con cautela dai leader del settore.

Le piattaforme che si trasformano in banche sono il segno definitivo dell’integrazione del crowdinvesting con i principali mercati finanziari. Il fenomeno è iniziato nel Regno Unito con i “tre grandi” del prestito P2P (Zopa, RateSetter e Funding Circle) che hanno tutti acquisito licenze bancarie e cessato le operazioni P2P.

Per tutto il 2022 e il 2023, stiamo assistendo a una continuazione di questa tendenza, in particolare con il colosso finlandese del P2P Fellow Finance che chiuderà le sue operazioni di prestito.

Sebbene la “bancalizzazione” non sia generalmente vista come una delle principali tendenze future dai leader del settore (probabilmente perché riguarda solo una quota minore di piattaforme attive), ha comunque un impatto sulla forma del settore.

Conclusioni

In sintesi, una questione orizzontale emerge molto quando si guarda al settore del crowdinvesting oggi, ed è l’equilibrio. Il mercato sta cercando di trovare il suo equilibrio, con le crisi economiche e politiche che ne minacciano la stabilità ma anche sgombrando il campo da player ad alto rischio.

Gli operatori del mercato attendono con impazienza la regolamentazione che garantisca maggiore sicurezza e condizioni di parità senza soffocare il settore in rapida crescita.

E infine, il crowdinvesting sta ancora cercando di trovare il suo posto nel più ampio mercato finanziario, navigando tra istituzionalizzazione, “bancalizzazione” e deregolamentazione (ancora piuttosto estrema, tranne, a breve, in Europa).

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