Mese: Ottobre 2021

L’equity crowdfunding immobiliare italiano Walliance si allea con JLL e lancia il property outlook

Il nuovo il documento mette a disposizione di tutti gli iscritti al portale ulteriori strumenti di analisi con cui valutare l’offerta di investimento e “capirne la ragionevolezza

 

 

Il portale italiano di equity crowdfunding immobiliare Walliance ha siglato una partnership con il fornitore di servizi real estate JLL. Grazie alla collaborazione, Walliance sarà ora in grado di produrre un nuovo documento all’interno delle schede progetto delle operazioni immobiliari: il property outlook.

Presentato in anteprima da Riccardo Bianchi, head of valuations advisory Services di JLL Italia, in occasione dello scorso Walliance Keynote 21, il documento mette a disposizione di tutti gli iscritti al portale ulteriori strumenti di analisi con cui valutare l’offerta di investimento e “capirne la ragionevolezza. Viene preso in esame il contesto in cui sorgerà l’operazione immobiliare, non solo da un punto di vista della geolocalizzazione, ma anche delle caratteristiche che prevede la progettazione stessa: il tipo di destinazione d’uso, il numero delle unità immobiliari e la loro distribuzione, l’ampiezza delle superfici.

Di spettro più ampio invece sono l’analisi di mercato, l’analisi economico finanziaria, e una sensitivity analysis, che mostra le possibili variazioni del ritorno sull’investimento nel caso in cui venissero registrati degli scenari alternativi rispetto a quello ipotizzato.

Riccardo Bianchi, head of valuations advisory services di JLL Italia, ha dichiarato: “Questa collaborazione si pone l’obiettivo di rendere sempre più digital e innovativa l’industry italiana del crowdfunding a beneficio di tutti coloro che investono nella piattaforma leader in Italia”.

Leonardo Grechi, head of development di Walliance, ha commentato: “La partnership con JLL si inserisce perfettamente nel percorso di specializzazione verticale della nostra società, finalizzato ad offrire un servizio ai nostri clienti, sia corporate che retail, che sia sempre d’eccellenza.”

Chi è Walliance

Walliance è una società italiana attiva nel crowdfunding immobiliare fondata nel 2017 dalla Bertoldi Holding di Giacomo e Gianluca Bertoldi, rispettivamente attuali ceo e chief project officer. La holding è a capo dell’omonimo gruppo che, nato nella grande distribuzione, ha partecipazioni in real estate e startup. A oggi sono 30 i progetti immobiliari presentati su Walliance, tutti finanziati con successo con una raccolta di oltre 43 milioni di euro. Il portale detiene una quota di mercato del 63%.

Walliance è stata la prima piattaforma di equity crowdfunding ad aver ricevuto l’autorizzazione da Consob per la raccolta di capitali di rischio destinati a progetti immobiliari online. Quest’anno il portale ha lanciato quattro campagne di real estate crowdfunding a TrentoFirenzeTreviso e Milano. Nel capoluogo lombardo Walliance lo scorso aprile ha centrato in pochi minuti l’obiettivo massimo di raccolta di 1,8 milioni di europer il progetto Milano, via Stradivari. Ricordiamo che Walliance a fine dicembre 2020 ha effettuato la sua quinta exit: il gruppo AD Casa di Andrea Duranti ha infatti restituito ai soci un ritorno sull’investimento del 24% in 26 mesi, confermando la previsione iniziale del 2018.

Nel gennaio 2020 Walliance ha costituito Walliance France sas al fine di operare sul mercato francese quale Conseiller en Investissement Participatif (CIP). La società ha ottenuto il 17 dicembre 2019 l’autorizzazione dalla competente autorità francese, l’Autorité des Marchés Financiers (AMF), che il 20 dicembre 2020 l’ha notificata all’Organisme pour le Registre Unique des Intermédiaires en Assurance, Banque et Finance (ORIAS), ai fini dell’iscrizione di Walliance France nel relativo registro. Proprio all’espansione in Francia era finalizzato il secondo round di finanziamento. Walliance nel giugno scorso ha concluso con successo il suo primo progetto cross border Italia-Francia in Europa e ha raggiunto con la chiusura della semestrale 2021 il breakeven point e un valore della produzione che supera il milione di euro.

Nel luglio scorso Walliance ha chiuso un round da 4 milioni di euro. Lo hanno sottoscritto Seac Fin spa e Botzen Invest Euregio Finance AG. La prima è la finanziaria nata con lo scopo di gestire il tesoretto da 100 milioni di euro accumulato negli anni da Confcommercio Trentino. La seconda è una società di investimenti privati dell’Alto Adige da sempre a sostegno dell’economia del territorio. Si sono così aggiunti altri importanti nomi vicino a quelli di Bertoldi Holding e Trentino Invest (la società mista pubblico-privata de La Finanziaria TrentinaIstituto Atesino di Sviluppo, Trentino Sviluppo e Fondazione Caritro, che dal 2012 investe in società in forte crescita) che già due anni fa aveva investito nel capitale di Walliance.

Nel settembre scorso Walliance ha lanciato Première, il nuovo servizio per investitori private e HNWI. Il servizio introduce due nuove categorie di account, accanto a quello Standard: Gold e Black. Per poter richiedere l’attivazione di un account Gold l’investitore deve: avere un portafoglio attivo di investimenti su Walliance pari ad almeno 50 mila euro; possedere un patrimonio in strumenti finanziari (o liquidità) di almeno 200 mila euro; investire almeno 10 mila euro per progetto. Per l’account Black invece occorrono: un ticket minimo di investimento di 25 mila euro; un portafoglio attivo in Walliance di 100 mila euro; il possesso di strumenti finanziari di almeno 500 mila euro. Tali requisiti anticipano l’entrata in vigore della normativa europea che prevede la nuova classe di investitori “sofisticati”.

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Il primo fondo ESG italiano di credit trading investirà 60 mln euro per finanziare la supply chain delle PMI

Nel funzionamento del nuovo fondo Smac di Acp sgr gioca un ruolo rilevante la partnership con CashInvoice, una delle maggiori piattaforme italiane di invoice trading

 

Evarist Granata, amministratore delegato e responsabile degli investimenti in private capital di Acp sgr

 

Alternative Capital Partners sgr (Acp sgr), società italiana nata con la missione di coniugare principi ESG e investimenti alternativi innovativi a elevato impatto su ambiente ed economia reale, ha annunciato ieri il secondo closing di SMEs Alternative Credit Fund (Smac), primo fondo di investimento alternativo italiano (FIA) chiuso ESG specializzato nel credit trading, nato per supportare le aziende che necessitano di strumenti di liquidità a breve termine alternativi e/o complementari ai prodotti e servizi tradizionali bancari.

Nel funzionamento del fondo Smac gioca un ruolo rilevante la partnership esclusiva con CashInvoice, tra gli operatori italiani leader nel settore dell’invoice trading. Attiva dal 2017 con oltre 200 milioni di transazioni eseguite, la piattaforma Fintech di CashInvoice conta un portafoglio di oltre 350 aziende cedenti e 1.700 debitori ceduti, e condivide con Acp sgr il pieno commitment sui principi di sostenibilità, tanto da essere in procinto di diventare una società benefit come B-corp certificata. Oltre a mettere a disposizione la piattaforma tecnologica, CashInvoice – in qualità di portfolio agent – è coinvolta nell’origination e onboarding tramite processi totalmente digitali di selezione delle opportunità, di elaborazione delle proposte di pricing, di verifica dei rischi di credito, di cybersecurity e gestione delle frodi. Acp sgr, in qualità di fund manager e programme agent, si occupa dell’attività di controllo e monitoraggio del portafoglio, delle analisi e delle valutazioni ESG e della definizione dei pricing definitivi dei crediti oggetto di acquisizione.

Il fondo Smac è uno strumento innovativo di supply chain finance per le pmi e microimprese, la cui attività consiste principalmente nell’acquisto pro-soluto di crediti di natura commerciale in bonis, per il tramite di strumenti finanziari ABS e una piattaforma digitale fintech, e nel trading di crediti d’imposta Super/Ecobonus. Smac è il primo fondo alternativo italiano green di credit trading a essere stato classificato come fondo ESG in accordo all’art. 8 del regolamento europeo SFDR, in quanto favorisce – nel proprio processo di selezione e valutazione degli investimenti – le imprese più virtuose in termini di sostenibilità, tramite una metodologia proprietaria che combina un ESG assessment interno e un ESG scoring esterno tramite Moody’s Analytics.

Il fondo ha perfezionato il secondo closing con un gruppo di primari investitori istituzionali, per i quali rappresenta una soluzione unica d’investimento, trattandosi di un’asset class tra le più liquide tra quelle dei private market, fortemente diversificata, poco volatile e del tutto decorrelata dall’andamento dei listini di Borsa e dalle asset class tradizionali. Il fondo distribuisce semestralmente agli investitori interessi con una cedola fissa del 3% annuo, con un ritorno finanziario atteso netto del portafoglio investito superiore al 5% annuo e ridotti profili di rischio e assorbimento di capitale per alcune tipologie di investitori. I fattori mitiganti di rischio sono rappresentati sia dalla copertura integrale del credito erogato – prestata da una primaria compagnia assicurativa con Rating S&P AA e Moody’s Aa3 – sia dall’ampia diversificazione di portafoglio basata su un modello di sourcing dei crediti multi-originator e multicanale, attivato in partnership con primari operatori del settore finanziario e industriale, inclusi gli stessi investitori istituzionali sottoscrittori del fondo.

Grazie al suo approccio multi-originator e multicanale, Smac ha eseguito in meno di 5 mesi di operatività transazioni di crediti commerciali e crediti d’imposta Superbonus per oltre 60 milioni di euro, coinvolgendo primari investitori istituzionali attivi nei territori di riferimento e realizzando un rendimento finanziario superiore a quello obiettivo. In termini di obiettivi di sostenibilità ambientale, gli investimenti già effettuati dal fondo in crediti d’imposta Superbonus contribuiranno a realizzare interventi relativi a oltre 600 progetti di riqualificazione energetica di immobili residenziali, generando un impatto stimato di riduzione di anidride carbonica superiore a 3.000 tonnellate/anno.

Il fondo fornisce liquidità in tempi molto ridotti (48-60 ore) a imprese italiane attive principalmente nel settore terziario, in quello manifatturiero e nell’edilizia, tra cui quelle attive nella riqualificazione energetica degli immobili. Tra i clienti di Smac figurano sia grandi imprese del settore energetico e piccole imprese distrettuali di costruzione, siae un consorzio industriale che raggruppa oltre 50 pmi operanti nei settori energia e impiantistica civile.

La gestione del portafoglio di Smac è affidata a un team di professionisti dedicato con un solido track record nel digital lending, nella finanza strutturata e nella gestione e trading di portafogli di crediti commerciali e fiscali, oltre che nel mondo del fintech. I professionisti coinvolti nella gestione degli investimenti tramite la sgr, ma anche co- investitori del fondo con un meccanismo tipicamente anglosassone di “skin in the game”.

Evarist Granata, amministratore delegato e responsabile degli investimenti in private capital di Acp sgr, ha spiegato: “La Bce ha stimato che dal 2011 al 2017 i finanziamenti bancari alle pmi italiane sono diminuiti di oltre 100 miliardi di euro, una situazione esasperata dagli effetti della pandemia sul sistema economico e produttivo in Italia. Le imprese di piccole e medie dimensioni necessitano di trovare liquidità immediata anche al di fuori dei canali tradizionali per supportare i crescenti fabbisogni di capitale circolante lungo tutti i processi di filiera verso clientela nazionale e/o estera. Riteniamo, pertanto, che il credit trading stia diventando un’asset class emergente sempre più attrattiva in Italia, che raggiungerà nel 2022 un valore potenziale stimato superiore a 500 miliardi di euro includendo il mercato primario dei crediti commerciali in bonis e quello secondario dei crediti d’imposta Super/Ecobonus”.

Emanuele Ottina, presidente e responsabile del business development e del fundraising di Acp sgr, ha aggiunto: “Il fondo Smac può contare sull’esperienza di Acp sgr nel mondo degli investimenti sostenibili di credito alternativo e di CashInvoice nel mondo del fintech per i servizi di credito digitale, rappresentando di fatto oggi l’unica soluzione disponibile sul mercato italiano che offre da un lato servizi di liquidità a favore delle piccole medie e micro imprese italiane proiettate verso obiettivi di sviluppo sostenibile, dall’altro un’opportunità di investimento per primari investitori istituzionali interessati a disporre di uno strumento di short-term credit con rendimenti cedolari elevati a fronte di un profilo di rischio e assorbimento di capitale estremamente contenuti, andando a diversificare nel contempo il proprio portafoglio di investimenti in ambito strumenti alternativi di private capital.”.

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Il food delivery italiano Alfonsino lavora alla quotazione su Euronext Growth Milan

La startup in precedenza ha incassato 150 mila euro nel maggio 2018 e altri 436 mila euro nel 2020 attraverso il portale italiano di equity crowdfunding 200Crowd

 

Alfonsino, startup specializzata nella fornitura di servizi di ordinazione e consegna di cibo a piccole e medie città e sta attualmente pianificando di quotarsi su Euronext Growth Milano (ex Aim Italia). Lo ha riferito l’agenzia Teleborsa, precisando che l’offerta è rivolta ad investitori qualificati e riguarda azioni ordinarie e warrant di nuova emissione che, nell’ambito del collocamento, saranno distribuiti gratuitamente a tutti coloro che sottoscrivono azioni ordinarie. L’importo stimato della raccolta è di circa 5 milioni di euro. Il roadshow aziendale è attualmente in corso e la domanda di pre-ammissione è prevista in questi giorni. Nel processo di quotazione Alfonsino è stato assistito da Banca Finnat in qualità di Nomad e global coordinator, Ambromobiliare in qualità di advisor finanziario, Chiomenti in qualità di advisor legale dell’emittente, BDO Italia in qualità di società di revisione e BDO Tax in qualità di advisor fiscale.

Camillo Iodice, ceo e cofondatore di Alfonsino, ha spiegato: “Siamo certi che la quotazione in Borsa sia il percorso migliore, visto che ci consentirà di ottenere le risorse finanziarie per cogliere tutte le opportunità di sviluppo nell’ambito del mercato del food order&delivery. Il nostro modello di business si contraddistingue dai grandi operatori non soltanto per il focus sulle piccole città, ma anche per un approccio customer-oriented verso il cliente finale, i partner e i driver”.

Ricordiamo che Alfonsino in precedenza aveva incassato 150 mila euro nel maggio 2018 tramite una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma 200Crowd, con una valutazione pre-money di 900 mila euro e, in un secondo round nel 2020, 436 mila euro, sempre su 200Crowd, in overfunding rispetto all’obiettivo minimo di 350 mila euro, con una valutazione pre-money di 9,5 milioni.

Chi è Alfonsino

Alfonsino è una pmi fondata nel 2016 Caserta da Camillo Iodice, Domenico Pascarella e Armando Cipriani come startup innovativa operante nel settore dell’order&food delivery. Per distinguersi dalla concorrenza, la società si è orientata esclusivamente sulla consegna a domicilio nei centri italiani di piccole e medie dimensioni tra 25 mila e 250 mila abitanti. Il servizio è quindi disponibile in 61 centri di piccole e medie dimensioni e nei comuni limitrofi, distribuiti in 10 regioni. L’attività è regolata da una infrastruttura tecnologica interamente sviluppata dalla società, grazie ad un team dedicato che sviluppa e gestisce sia i software, che lavorano e processano gli ordini, sia l’app messa a disposizione dei clienti (per ordinare), dei partner (per preparare gli ordini) e dei driver (per completare la consegna).

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Al via Hope sgr, il nuovo Pir alternativo per investire in economia reale aperto anche al pubblico retail

Investirà in private equity, real estate e infrastrutture ecosistenibili, dopo aver raccolto 500 milioni di euro da investitori istituzionali e retail

 

E’ stata presentata ufficialmente lo scorso 23 ottobre Hope, acronimo di Holding di Partecipazioni Economiche, la prima Sicaf retail classificata come PIR alternativo che si quoterà a Piazza Affari, con una ipo destinata anche ai piccoli investitori, per dotarsi delle risorse necessarie a investire in economia reale, e quindi a investire da un lato in imprese italiane in ottica di private equity ma dall’altro anche a investire in sistemi urbani, quindi in real estate ma anche in  infrastrutture ecosostenibili. La presentazione è avvenuta con un evento al Tearo dal Verme di Milano, riferisce BeBeez.

Il progetto, lanciato lo scorso febbraio, è operativo da inizio settembre, dopo che è arrivata l’autorizzazione da Banca d’Italia, previo parere di Consob. Il prossimo passo di Hope sgr è il collocamento in borsa della Sicaf Eltif, tramite un collocamento sia istituzionale sia retail, con l’obiettivo di raccogliere in prima battuta 500 milioni di euro. Ma si tratta solo del primo passo di un funding che nel lungo termine, nell’arco di 10 anni, potrebbe arrivare a 10 miliardi. Secondo quanto risulta a BeBeez,  il collocamento da 500 milioni dovrebbe essere al 30% istituzionale e il resto presso il pubblico retail. Per il collocamento retail, che prevederà un ticket di investimento minimo di mille euro, sarà necessario attendere il via libera della Consob al prospetto, che arriverà nel 2022. Il rendimento lordo obiettivo è a doppia cifra, nell’ordine del 10%-12%. I prossimi mesi saranno invece dedicati al collocamento presso gli investitori istituzionali, che si aggiungeranno ai 43 soci fondatori che hanno inizialmente capitalizzato Hope per circa 15,7 milioni di euro.

Chi è Hope sgr

Ricordiamo infatti che Hope sgr è stata fondata da un gruppo di investitori istituzionali (essenzialmente banche), imprenditori e investitori privati, che hanno appoggiato il progetto lanciato dal ceo Claudio Scardovi, sino allo scorso febbraio global co-head for financial services e managing director della società di consulenza strategica e turnaround Alix Partners. Scardovi  è anche socio di HOPE con una quota di circa il 3,6%

I principali soci di Hope a oggi sono Unicredit (19%), Amundi sgr (14,5%), Banca Generali (9%) e Bnl (5,4%), ma nel capitale figurano con quote minori anche Cnp Unicredit Vita, Banco Bpm, Popolare di Ragusa, Banca Mediolanum e Banca Popolare di Puglia e Basillicata, così come alcuni  investitori privati, per esempio Mauro Del Rio, fondatore di Buongiorno! (attraverso la sua holding Capital B!)Stefano Aversa (Global Vice Chairman and Chairman EMEA di AlixPartners), Piero Masera (managing director di Alix Partners), Andrea Beltratti (ex presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, attraverso la sua AFI), Emilio Ottolenghi (sia direttamente sia attraverso la sua Petrolifera Italo-Rumena),  Matteo e Paolo Zanetti (prodotti caseari), Alessandra Manuli (attraverso AMH Urban Regeneration) e Vito Rocca (ex ceo del gruppo insurtech RGI, attraverso Vierre Holding srl). Ma l’elenco è lungo e comprende agli imprenditori Angelica Dallara (Dallara Automobili), Urbano Cairo (RCS), Isabella Seragnoli (azionista di riferimento di Coesia Group), Matteo e Paolo Zanetti (azionisti di controllo dell’omonima azienda casearia). Il  Cda è composto da sette membri, di cui sei non esecutivi. Oltre a Scardovi, sono il presidente Stefano Caselli (pro-rettore dell’Università Bocconi), Francesco De Giglio (ex partner di Arcadia sgr ed ex managing director di Advent International in Italia), Mauro Del Rio, l’avvocato d’affari Nunzio LucianoAlessandra Manuli e l’economista Lucrezia Reichlin.

Il board è affiancato da un Comitato di Sostenibilità che comprende Anna Gervasoni (direttore generale dell’Aifi), Carlo Ratti (direttore del Senseabe City Lab del Mit di Boston), Cinzia Tagliabue (ceo di Amundi Italia), ma anche l’attrice Cristiana Capotondi, l’ex modella Bali Lawal e l’atleta Larissa Iapichino. Il comitato d’investimento corporate è presieduto invece da Galeazzo Pecori Giraldi (chairman non esecutivo), già country head di Morgan Stanley, oltre che dallo stesso Scardovi, affiancati da Stefania Petruccioli , partner di Progressio sgr, e Stefano Sostero (senior partner), ex managing director di Muzinich. Mentre il comitato di investimento sustainable cities è presieduto da Andrea Beltratti (chairman non esecutivo), oltre che da Scardovi, affiancati da Armando Borghi (docente di mercato immobiliare alla Bocconi nonché ceo di Citylife), Luca Malighetti (managing director presso il fondo Usa Varde Partners) e Mirko Tironi (senior partner), ex di Varde Partners e oggi membro del cda di Borio Mangiarotti.

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Un portale di real estate crowdfunding USA tokenizza immobili commerciali anche per gli investitori retail

Red Swan CRE ha già tokenizzato immobili commerciali per un valore di 2 miliardi dollari. Al momento ha in corso una campagna di equity crowdfunding

 

 

La piattaforma di tokenizzazione immobiliare RedSwan CRE, fondata nel 2018, vuole cambiare gli investimenti immobiliari sfruttando la tecnologia blockchain e consentendo ai piccoli investitori di accedere alle opportunità di investimento immobiliare. Attualmente la sua offerta è riservata a investitori USA accreditati e investitori internazionali, cresciuti del 260% nell’ultimo anno.

Attualmente RedSwan CRE ha già tokenizzato immobili commerciali per un valore più di 2 miliardi di dollari. Inoltre, è in fase di sviluppo un mercato secondario in cui gli asset immobiliari tokenizzati potranno essere scambiati, aumentando così le possibilità di liquidità, attraverso il trading su exchange di asset digitali RedSwan, con cui sono in corso trattative.

Attraverso la tokenizzazione, RedSwan CRE (CRE sta per Commercial Real Estate) può frazionare la proprietà diretta di immobili commerciali, rendendoli più accessibili e attraente per gli investitori più piccoli con soglie di investimento minime basse. Gli immobili commerciali di qualità sono storicamente esclusivi di private equity e società bancarie, mentre con Red Swan sono disponibili per un numero maggiore di investitori sia retail che istituzionali.

La tokenizzazione consente inoltre di semplificare e comprimere il tempo necessario agli sviluppatori e agli sponsor immobiliari per raccogliere capitale per i loro progetti. Un processo che tradizionalmente richiede molti mesi per essere completato e richiede molti intermediari e molte pratiche burocratiche può essere ridotto in giorni o settimane a un costo inferiore.

RedSwan CRE è stata fondata da Ed Nwokedi, Don Oparah e Roy Malkin. Nwokedi ha 17 anni di esperienza lavorando per Colliers, Cushman e Wakefield e Malkin ha lavorato nella tecnologia e ha diverse exit alle spalle. Oparah ha partecipato a oltre 20 diverse startup ed è stato fondatore e direttore di The Venture Accelerator presso l’UC Santa Barbara.

La società ha lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma USA SeedInvest con un obiettivo di raccolta fino a $5 milioni e con una valutazione pre-money di 55 milioni di dollari. Nei precedenti round di seed aveva raccolto oltre un milione di dollari.

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In soli due giorni, il primo ETF approvato negli USA ha raggiunto 1 miliardo in asset in gestione

Il fondo Bitcoin Strategy ETF di ProShares, il primo quotato a Wall Street, ha raggiunto 1 miliardo di dollari in due giorni. Battuto record precedente di un fondo basato sull’oro

 

 

Lo scorso 19 ottobre la società ProShares ha lanciato sulla Borsa di New York il primo exchange traded fund (ETF) basato su Bitcoin. Già nella prima giornata di contrattazioni aveva battuto un record, in quanto, con +4,85%, è stato il secondo Etf più scambiato di sempre al debutto.

Dopo il secondo giorno, ha battuto un altro record, diventato il fondo più veloce in assoluto a raggiungere un miliardo di dollari in asset in gestione (Asset Under Management – AUM). Il lancio del fondo di ProShares, Bitcoin Strategy ETF, era atteso da alcune settimane tanto da influenzare, apparentemente, il prezzo del Bitcoin il cui valore è aumentato del 48% da settembre superando i 66mila dollari, superiore al record assoluto precedente, ottenuto nell’aprile scorso, di 64.859 dollari.

Il nuovo record stabilito da Bitcoin Strategy ETF è tanto più eclatante quanto più lo si paragoni al record precedente, tre giorni per raggiunger 1 miliardo, che era stata stabilito nel 2004, ben 18 anni fa, da un fondo basato sull’oro (ticker GLD).

Come si legge nel materiale informativo, ProShares Bitcoin Strategy ETF è il primo ETF degli Stati Uniti collegato a bitcoin ed è progettato per fornire risultati di investimento che generalmente corrispondono alle prestazioni di bitcoin1. Il fondo mira a fornire un apprezzamento del capitale principalmente attraverso l’esposizione gestita a contratti futures bitcoin e non investe direttamente in bitcoin.

Secondo quanto riporta Wired, Ian Balina, CEO della società di analisi Token Metrics, ha affermato: “siamo davanti a una diga di nuovi capitali e di nuove persone pronte a entrare nello spazio delle criptovalute”.

La SEC intanto ha approvato un secondo ETF, Bitcoin Strategy di VanEck, che dovrebbe debuttare la prossima settimana. Il fondo fornirebbe esposizione tramite contratti future su Bitcoin regolati in contanti negoziati solo su exchange registrati presso la Commodity Futures Trading Commission, veicoli d’investimento congiunto e altri ETP (exchange-traded product).

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La piattaforma di equity crowdfunding USA Republic chiude un round B di 150 milioni di dollari

Nata come piattaforma di equity crowdfunding in USA, Republic si è diversificata su altri strumenti digitali e il capitale raccolto punta all’espansione globale

 

 

 

Republic, una delle maggiori piattaforme di equity crowdfunding USA, ha raccolto $150 milioni in un round di serie B. La valutazione dell’azienda non è stata resa nota. La società aveva chiuso un round A da 36 milioni nel marzo di quest’anno.

Il round è stato guidato da Valor Equity Partners che, come parte degli accordi, inserisce il proprio partner Vivek Pattipati nel consiglio di amministrazione di Republic.

Al round hanno partecipato anche altri investitori, compresi quelli già nel capitale, tra cui Galaxy Interactive, Motley Fool Ventures, HOF Capital, Tribe Capital e CoinFund. Republic ha inoltre affermato che hanno partecipato anche Pillar VC e diversi altri “esponenti di Wall Street”, tra i quali Brevan Howard, Atreides e dirigenti di GoldenTree Asset Management.

Il coinvolgimento di investitori internazionali indica l’ambizione di Republic di espandere le operazioni in tutto il mondo. La piattaforma prevede infatti di utilizzare i finanziamenti per espandersi geograficamente e sviluppare nuovi prodotti di investimento, pur continuando a dimensionare e ancorare la propria posizione di impresa di investimento “che opera in prima linea nell’economia digitale“.

Il fondatore e CEO di Republic Kendrick Nguyen ha dichiarato: “Siamo profondamente grati che Valor Equity Partners guidi il nostro finanziamento di serie B. Con il loro investimento arriva l’esperienza operativa che ha trasformato molte aziende in fase di crescita in marchi riconosciuti globalmente. Republic spicca all’incrocio tra tecnologia blockchain, investimenti al dettaglio e mercati dei capitali tradizionali. In questa posizione, non c’è partner migliore di Valor per lavorare fianco a fianco con noi in questa prossima fase di crescita“.

Pattipati, Partner di Valor, ha aggiunto: “Valor ha una storia di investimenti in innovatori del settore e crede che Republic sia una scelta naturale per il nostro portafoglio. Siamo allineati con la visione di Republic di trasformare il mercato degli investimenti privati e inaugurare una nuova era del capitale di rischio. Valor non vede l’ora di lavorare a stretto contatto con questo team eccezionale“.

Republic, che gestisce anche due fondi di investimento chiusi, registra attualmente un patrimonio in gestione di circa $1 miliardo. Dal suo lancio come portale di equity crowdfunding autorizzato nel 2016 con il “Reg CF” di SEC, Republic ha ampliato le sue offerte e i suoi verticali. Oggi infatti Republic ha diversificato le proprie offerte di investimento includendo immobiliare, gaming e asset digitali e si rivolge sia a investitori accreditati sia retail. Recentemente, la società ha rivelato la sua intenzione di entrare nel “litigation funding”. Inoltre, opera nella consulenza blockchain e ha lanciato il servizio Republic Realm che si concentra esclusivamente su “Metavers” e NFT.

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Biogenera raccoglie quasi 3 milioni nel suo terzo con equity crowdfunding da più di 600 investitori

La PMI innovativa Biogenera chiude con successo il suo terzo round di equity crowdfunding su Crowdfundme con quasi 3 milioni e un valore decuplicato rispetto ai round precedenti

 

 

Biogenera, PMI innovativa specializzata nella creazione e sviluppo di farmaci personalizzati a DNA per la cura di malattie fino ad oggi considerate incurabili, ha chiuso con successo e con una grande partecipazione di piccoli e grandi investitori il suo terzo round di equity crowdfunding. La raccolta, effettuata sul portale Crowdfundme, ha raggiunto i 2,9 milioni, grazie alla partecipazione di 644 investitori.

Biogenera aveva già lanciato precedentemente altre due campagne di successo: la prima, nel 2017 su 200Crowd, aveva raccolto 380 mila euro da 95 investitori, con una valutazione pre-money di 8,5 milioni; la seconda, nel 2018 su Backtowork, con una valutazione più contenuta, 7,3 milioni, aveva superato i 700 mila euro grazie a 73 investitori.

Per questo terzo round su Crowdfundme, la valutazione pre-money è stata di ben 70 milioni, consentendo così agli investitori dei primi due round di quasi decuplicare il valore delle proprie quote. Tale valutazione è molto probabilmente dovuta al fatto che l’azienda ha concluso con successo gli studi preclinici del farmaco anti-tumorale più avanzato BGA002 ed ha ottenuto la designazione di farmaco orfano per il trattamento del tumore dei bambini più mortale (Neuroblastoma), dall’EMA e FDA degli USA, e per il trattamento dei sarcomi delle parti molli (dall’EMA) nonché del tumore al polmone a piccole cellule (dall’FDA). Inoltre, conta più di 50 brevetti internazionali approvati, inclusi i farmaci anti-tumorali BGA002 e BGA003 ed altri nuovi farmaci candidati. Infine, Biogenera è in contatto con numerose aziende farmaceutiche a livello internazionale, con l’obiettivo di stabilire uno o più accordi strategici già nei prossimi 12 mesi.

Forte di questi risultati, la PMI ha avviato il processo di quotazione in borsa su Euronext per puntare sia alla crescita internazionale, sia all’aumento della visibilità con la possibilità, quindi, di creare accordi e collaborazioni strategiche con altre società farmaceutiche.

Il coinvolgimento degli investitori è stato uno dei successi più rimarchevoli di questo terzo round. Oltre al numero assoluto, 644, già da record (seconda campagna per numero di investitori del 2021 escludendo progetti immobiliari e veicoli d’investimento), è da notare che, stante il chip minimo molto contenuto (500 euro), gli investimenti sono molto distribuiti: il 2% degli investitori (11), con 90 mila euro in media a testa ha contribuito per il 34,5% della raccolta; il 13% (83), con 12 mila euro in media a testa ha contribuito per un altro 34,5%; l’85% (550) ha investito in media €1.600 a testa contribuendo al restante 31%.

Chi è Biogenera

BIOGENERA ha ideato e sviluppato MyGeneraTM, una piattaforma biotecnologica brevettata, unica e altamente innovativa, che consente di identificare nuovi farmaci a DNA che agiscono direttamente bloccando i geni mutati che causano le patologie. I nuovi farmaci di BIOGENERA mirano a bloccare le cause delle patologie, ottenendo massima efficacia terapeutica e minima o assente tossicità, e costituiscono una grande novità rispetto a numerose terapie attuali che sono poco efficaci e spesso tossiche.

La società è stata fondata da Roberto Tonelli, ricercatore di Farmacologia e Biotecnologie presso l’Università di Bologna con oltre 20 anni di esperienza nel settore e più di 150 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali peer-reviewed, e Andrea Pession, Professore Ordinario di Pediatria presso l’Università di Bologna e Direttore della Clinica Oncologica Pediatrica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna.

 

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Ermes, finanziata nel 2017 su Mamacrowd, inserita da Gartner nelle top 100 del mondo per la Cybersecurity

La startup italiana Ermes è stata inclusa da Gartner tra le top 100 aziende per la Cyberscurity. Nel 2017 aveva raccolto 250k con equity crowdfunding su Mamacrowd

 

 

Ermes Cyber Security è una startup innovativa nata nel 2017 come spin-off del Politecnico di Torino. Composta da un team di ricercatori con più di 10 anni di ricerca sul fenomeno del tracciamento Web, ha realizzato una piattaforma che, grazie ad algoritmi brevettati basati su machine learning e big data, aiuta le aziende a difendersi dai rischi provocati dai Web tracker.

Gartner l’ha inclusa, unica italiana, tra le Top 100 aziende di cybersecurity, delle realtà cioè che sfruttano l’intelligenza artificiale per rilevare e difendere da attacchi alla sicurezza delle aziende.

Come riporta CorCom, l’inclusione di Ermes all’interno della selezione è scaturita dalla convergenza di tre ricerche di settore: una prima, pubblicata il 7 settembre 2021, “Emerging Technologies: Adoption Growth Insights for AI in Security Attack Detection“, che ha esaminato il comportamento dell’intelligenza artificiale durante il rilevamento degli attacchi su diversi segmenti di mercato e gestione del rischio.

Una seconda, divulgata il 13 settembre 2021, “Emerging Technologies: Patterns in How Providers Position AI for Security Attack Detection“, che ha studiato la differenziazione delle soluzioni di 41 realtà per casi d’uso mirati e proposte di valore.

E, infine una terza, diffusa il 14 settembre 2021, “Emerging Technologies: AI in Security Attack Detection Adoption Patterns Driving Business Values“, che ha analizzato l’uso dell’intelligenza artificiale nel rilevamento degli attacchi, sottolineando i benefici nella difesa delle aziende sempre più efficace, che ha permesso a Ermes di differenziarsi tra le 96 realtà analizzate.

Ermes Cyber Security, nell’agosto 2017, aveva chiuso con successo un round di equity crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd, raccogliendo 250 mila euro grazie a 21 investitori, con una valutazione pre-money di 1,1 milioni. La società è oggi una realtà in costante crescita, che, nel 2020, contava quasi 30 dipendenti e case-histories di successo tra cui Carrefour, ENEL, Lavazza, Unione Industriale Torino, Reale Mutua e CVA.

Siamo veramente orgogliosi di essere stati selezionati come unica realtà italiana all’interno di una classifica così autorevole a livello internazionale, che annovera le più grandi aziende del settore. Certi che l’Italia stia, finalmente, diventando un punto di riferimento sostanziale nel panorama della Cybersecurity, abbiamo investito tutto sulle competenze tecniche e trasversali di quello che, oggi, è un team eccelso e all’avanguardia” dichiara Hassan Metwalley, Ceo e Co-founder di Ermes Intelligent Web Protection “Realizzare un caso di successo per valorizzare i talenti che esistono nel nostro Paese continuerà ad essere la nostra priorità. Ci auguriamo che i risultati di questo studio incentiveranno la convergenza tra giovani, investimenti e tecnologie emergenti made in Italy.”

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Equity crowdfunding come strumento per consentire anche alle PMI di fare Open Innovation

Si moltiplicano i casi di PMI che investono con il crowdfunding in startup per perseguire l’innovazione. I casi di due campagne in corso: Unyli e Lesson Boom

 

 

Di “Open Innovation” si parla sempre più frequentemente in riferimento, soprattutto, alle grandi imprese le quali, per creare più valore e competere meglio sul mercato, scelgono di ricorrere non soltanto alla R&S interna, ma anche a idee, soluzioni, strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, in particolare da startup (cit. Economyup). Per attuare questa strategia, le grandi imprese utilizzano lo strumento del Corporate Venture Capital per il quale, secondo un recente report di Gellify, le imprese che lo implementano riservano ogni anno dai 5 ai 10 milioni di euro. Si tratta di dimensioni abbordabili per le grandi imprese, ma impensabili per le PMI che volessero adottare una strategia di sviluppo simile.

L’equity crowdfunding, invece, nel tempo, ha dimostrato di essere uno strumento più conforme alle dimensioni delle piccole e medie imprese che, infatti, lo hanno spesso utilizzato per investimenti diretti in startup.

I casi sono sempre più frequenti, ma gli esempi più recenti riguardano due campagne in corso: Unyli, tecnologia e modello distributivo innovativi per il mercato dell’intimo e Lesson Boom, marketplace che unisce istruttori e guide sportive a chi ama lo sport.

Unyli

La campagna di Unyli, giunta a metà del suo percorso con già 114 mila euro raccolti rispetto ai 100 dell’obiettivo iniziale, oltre a Trentino Sviluppo in qualità di investitore professionale, ha raccolto anche l’investimento di AD-archdesign, General Contractor specializzato nella progettazione e realizzazione di arredamento per locali pubblici e commerciali.  Fondata da Andrea Piceni nel 2011, Ad-archdesign, offre soluzioni d’arredo su misura con un’offerta “chiavi in mano” dall’ideazione alla supervisione e realizzazione del progetto. L’impresa, che ha una forte expertise nel settore delle catene franchising, ha realizzato una crescita di fatturato 2020 vs 2019 pari a +123,5% con circa 4mln di ricavi e punta quasi a raddoppiare la crescita nel 2021.

Il fondatore di AD-archdesign Andrea Piceni, spiega bene le ragioni alla base della sua decisione di investire in Unyli: “Sin dalla nostra nascita seguiamo come General Contractor il segmento delle catene franchising, con una grande specializzazione nel settore food, attraverso la collaborazione con player primari di questo mercato. Investire in Unyli e in un settore come quello dell’intimo rappresenta l’inizio di un’avventura imprenditoriale sfidante che ci ha appassionato sin da subito. Inoltre, sostenere le startup ai loro esordi e accompagnarle nella crescita è sicuramente fonte di ispirazione ed un modo per contribuire alla costruzione del futuro tessuto economico italiano, fatto di innovazione, creatività e cultura imprenditoriale”.

L’innovazione introdotta da Unyli consiste, in sintesi, nell’integrare i canali offline e online, selezionando da un lato i brand noti (in queste settimane l’azienda ha stretto nuovi accordi con nuovi brand come Chiara Ferragni e Armani Underwear) o ad alto potenziale e affiliando, dall’altro, i negozi tradizionali cui viene offerto un percorso di digitalizzazione. Questo consente loro di ottimizzare le vendite e le scorte di magazzino e di aver accesso al canale di vendita web, attraverso l’e-commerce di Unyli. I negozi affiliati diventano, infatti, anche gli “hub” fisici, territoriali, presso cui vengono dirottati gli ordini raccolti attraverso lo store online.

Lesson Boom

Lesson BOOM è un marketplace verticale sullo sport che mette in contatto professionisti sportivi e liberi professionisti specializzati con utenti su tutto il territorio nazionale e che permette agli appassionati di sport di poter usufruire delle migliori strutture e dei migliori professionisti.

La sua campagna ha raggiunto l’obiettivo ed è in overfunding, grazie anche all’investimento di SportIT, punto di riferimento per l’e-commerce del settore sportivo. La società è nata nel 2013 dall’esperienza trentennale maturata nel mercato tradizionale degli articoli sportivi e per il tempo libero, grazie al fondatore di Brico Sport e alla famiglia Colzani che ne ha proseguito l’opera e l’attività. SportIT mantiene i 2 punti vendita storici e tradizionali a Seregno e Cesano Maderno, integrandoli con due corner shop a Monza e Verona e guardando al futuro con SportIT Football Milano, un nuovo concetto di store che integra gli spazi del negozio tradizionale con i servizi dell’online.

Andrea Colzani, AD  di SportIT, racconta come è nata l’idea di investire nella startup: “Noi crediamo molto nelle partnership. Quando c’è stata l’occasione di parlarne con Giovanni Ghigliotti (fondatore di Lesson Boom – ndr) per Lesson BOOM non mi sono tirato indietro proprio perché penso che, lavorando insieme, si possa creare valore.  Il mondo in questi anni è cambiato e sta cambiando ancora più velocemente: si punterà sempre più sul digitale, sull’innovazione, e sui servizi. Lesson BOOM e SportIT vanno a braccetto in tal senso, e il progetto di questi giovani startupper si concilia benissimo con il nostro mantra “Passion. Experience. Sport. Lesson BOOM è una piattaforma digitale che cerca di avvicinare chi vuole praticare lo sport e chi lo può insegnare; SportIT è invece il sito che offre agli appassionati l’attrezzatura e i consigli giusti per praticarlo. Noi, come loro, crediamo nell’innovazione e nella passione di chi lo sport lo vive. Non ho dubbi sul futuro: questa è una di quelle partnership in cui uno più uno sarà uguale a… tre.”

Lesson BOOM consente di scegliere e prenotare lezioni singole, abbonamenti o pacchetti speciali per poter praticare lo sport che si ama. L’obiettivo è di semplificare la ricerca delle lezioni sportive e dei professionisti specializzati scegliendo l’alternativa più soddisfacendo e prenotando e pagando direttamente sul portale.  Con 1200 iscritti alla piattaforma ripartiti tra strutture sportive e liberi professionisti e 5000 utenti registrati, la startup è presente in oltre 100 località italiane con un focus su Milano e Roma.

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